“Nel segno dell’impegno e della speranza, avete intrapreso un viaggio che vi porterà a essere professionisti dell’educazione. Abbiamo bisogno di persone capaci di interpretare questo nostro tempo ricco di mutamenti e che si assumano la responsabilità del passaggio verso nuove forme e modelli di educazione…”.
È uno dei passaggi del messaggio di saluto di Piera Silvia Ruffinatto, Preside della Facoltà “Auxilium”, all’inaugurazione del nuovo anno accademico dell’Istituto “Giuseppe Toniolo” del 24 settembre 2022.
Presentato dal Direttore dell’Istituto, padre Giuliano Stenico, è stato quindi il professor Pierpaolo Ascari, Docente Stabile dell’Istituto fin dalla sua fondazione, già titolare dei Corsi di Antropologia culturale, Storia della filosofia e Storia contemporanea, e che ora per motivi personali dovrà sospendere l’insegnamento, a tenere l’intervento clou dell’evento.
“L’educatore e la città: una questione di tatto” il tema trattato, con l’attenzione dedicata all’impatto della pandemia sul contesto sociale e sul ruolo dell’educatore. Come il Covid ci abbia consentito di osservare con maggiore precisione alcune tendenze che stanno caratterizzando i cambiamenti delle città e di come, nel periodo di maggior emergenza, siano stati proprio gli operatori del sociale a impedire che la città collassasse sotto la pressione delle sue diseguaglianze.
“…Una città che durante il lockdown si potrebbe definire spettrale, sia per la scomparsa dei profili in carne e ossa con cui abitualmente la identifichiamo, sia per un motivo più sottile, perché infestata da una serie di strane presenze che la città stessa tende ad esorcizzare… Sulle strade abbandonate dai consumatori e dai turisti si è palesata una popolazione di spettri: senzatetto, stranieri, adolescenti e lunatici che tornavano a impadronirsi della città… Spettri che le politiche del decoro si candidano a governare… Quel decoro che di fronte ai reali problemi della città reagisce con il divieto a stendere il bucato sulle ringhiere dei balconi, con la caccia ai mendicanti, l’esercito sulle strade e una feroce avversione… Parliamo di colpi di bacchetta magica, rituali scaramantici per nascondere la fobia del contatto…”.
Eppure, ha ricordato il prof. Ascari, “già prima del Covid in Europa si contavano 37 milioni di individui che vivevano in condizioni di sovraffollamento e il numero dei senzatetto stava aumentando dappertutto tranne che in Finlandia. Erano raddoppiati in Gran Bretagna e aumentati del 150% in Germania dal 2014… Il censimento 2021 in Italia ha certificato che il numero dei senzatetto negli ultimi 10 anni è quadruplicato, mentre la Caritas di Bologna ha di recente lanciato l’allarme sul numero crescente di studenti fuorisede che hanno cominciato a servirsi delle mense per i poveri e a dormire in stazione. In realtà, dunque, gli spettri se ne andavano già a zonzo da diverso tempo… spettri a cui la città del lockdown ha provvisoriamente restituito il corpo”.
Da qui, discendono i motivi che rendono “il lavoro delle educatrici e degli operatori così essenziale ma al tempo stesso perturbante… Durante i mesi del coronavirus gli unici che hanno mantenuto il contatto necessario con i tanti spettri che affollano le nostre strade sono stati gli addetti all’educazione… La funzione educativa è caratterizzata proprio da questo. Con o senza Covid, dall’impossibilità di rimuovere i corpi e il loro contatto. Dalla necessità di stare e fare insieme. A differenza di tante altre maestranze, gli educatori per svolgere il proprio lavoro devono condurre, abbracciare, prendere per mano, accompagnare. È solo grazie a loro se la città mantiene un contatto con gli spettri. A caratterizzare la funzione e l’importanza dell’educatore è forse proprio questo primato del contatto e della corporeità in un’epoca che i corpi tende a rimuoverli. Una funzione di contatto che nessun’altra professione è in grado di surrogare”.
L’intervento del professor Ascari ha suscitato diverse riflessioni e condivisioni dei presenti.
L’evento di inaugurazione si è concluso con la consegna delle pergamente agli Studenti laureati, preceduta dall’augurio da parte di un rappresentanto del 3°anno uscente e di una studentessa laureata alle matricole.