La fragilità, la precarietà e l’imprevisto sono situazioni che ci ricordano che siamo uomini segnati dal limite, sempre. Siamo così per natura: siamo creature. Non siamo padroni delle nostre vite, non possiamo prevedere tutto, controllare tutto. Non possiamo organizzare gli eventi secondo un piano prestabilito. L’imprevedibile può sempre irrompere e scompaginare sicurezze, abitudini, ritmi di vita, incidere sulla gestione della quotidianità, interferire perfino nell’impegno lavorativo e nella gestione delle relazioni.
È difficile accettare questa evidenza quando la nostra vita nella normalità è strutturata seguendo parametri, convinzioni e comportamenti personali e collettivi del tutto opposti. Ma una situazione emergenziale può aiutarci a elaborare riflessioni, avvertire sentimenti e assumere atteggiamenti nuovi, fino ad allora inesplorati o trascurati, magari percepiti ma troppo fragili per incidere ed imporsi. Può essere un momento rivelativo.
Possiamo, se lo vogliamo, accettare finalmente che da soli non ce la facciamo ad affrontare tutto, che abbiamo bisogno degli altri, che dobbiamo tener conto non solo della nostra condizione, ma anche di quella del vicino. Possiamo accorgerci che è importante rispettare le istituzioni, mettere da parte la critica inopportuna ed assumerci le nostre responsabilità.
Ci potremo sentire interpellati a gestire con equilibrio e prudenza i nostri stati d’animo per non accrescere la paura e l’allarmismo, perdendo il senso delle proporzioni e facendo appello alle nostre migliori energie interiori.
Il messaggio della Pasqua è qui proprio per indirizzarci e sostenerci in questa sfida. Gesù attraversa l’imprevedibile più doloroso e sconvolgente per un essere umano: il misconoscimento e il rifiuto da parte delle autorità religiose, la condanna da parte delle autorità politiche, l’incomprensione e l’abbandono da parte dei suoi. Tuttavia non dispera, non demorde, non condanna, non accusa, continua con coerenza e fedeltà a proclamare il suo messaggio con la parola e con la vita. Affronta con speranza la morte, vissuta come il dono di sé, risponde all’abbandono con una rinnovata disponibilità e all’odio con il perdono. Vince il male con il bene.
Vogliamo credere per tutti (credenti e non), che la forza e la luce della risurrezione operino già dentro ciascuno di noi. Lasciamo che si manifestino in tutta la loro forza e la loro bellezza proprio in questo momento di grande fatica!