Il periodo storico che stiamo attraversando ci rende contemporanei involontari di eventi inattesi e, almeno in parte, imprevedibili: guerre, epidemie, emergenze climatiche ed emigrazioni costrette, accadimenti che, più che in altri momenti, ci ricordano la precarietà costitutiva della nostra esistenza, nonostante tutti i lodevoli sforzi per renderla sicura, programmata e protetta.
Essi mettono a repentaglio la nostra serenità interiore, gettano ombre sul nostro domani e preoccupazioni sulla configurazione del nostro futuro. Siamo disorientati, impotenti rispetto alla sproporzione di ciò che ci sovrasta, sconvolti dalla malvagità dell’uomo che ancor oggi scatena violenza e morte. Facciamo fatica a intravvedere e costruire vie di uscita.
Ci rendiamo sempre più conto come la custodia della casa comune, nella quale tutti abitiamo, non può essere delegata a nessuna difesa dei confini, ma necessita di uno sguardo più ampio, di una progettazione coraggiosa e condivisa da perseguire con costanza e per molti anni, tutti insieme come famiglia umana. L’aria e l’acqua sono di tutti, non possono essere arraffati o riservati a qualcuno.
Sappiamo che dovremmo assumerci delle responsabilità precise, esercitare una pressione più forte su chi, per il ruolo che ricopre, dovrebbe prendere delle decisioni non più rimandabili. Avvertiamo l’esigenza e il compito di diffondere narrazioni vere sui problemi che affliggono molte persone e crediamo sia giusto prendersi cura della vita di tutti.
Certo sono sfide che ci sembrano impossibili, ma se contempliamo il crocifisso, il perdente e lo sconfitto per eccellenza, dobbiamo riconoscere con intima gioia che la sua testimonianza attraversa i secoli e che ancor oggi tocca il cuore di molti e lo guarisce.
Ha pagato con la vita il prezzo della sua indomita coerenza a servizio dei poveri, degli esclusi, degli ultimi degli smarriti e degli erranti, riaprendo a tutti la via per una vita finalmente ritrovata, rinnovata e rigenerata. Più di noi non ha potuto conseguire e assaporare risultati tangibili della sua mission se non nell’intimo di pochi, me non per questo ha desistito.
Infatti ha attraversato la morte affidandosi, ha dato senso e compimento alla sua esistenza donando tutto di sé, ha mutato la disperazione in speranza, ha ricambiato l’odio con l’amore, il rifiuto e la condanna con la riconciliazione e il perdono. In comunione con Lui e grazie a Lui, senza nulla pretendere, siamo chiamati a scrivere con le nostre scelte parole di vita dovunque si prolungano le ombre della morte. Siamo figli della risurrezione.
Auguri di Buona Pasqua di Risurrezione
da p. Giuliano Stenico e tutto l’Istituto