La trasgressione negli adolescenti. Nelle sue molteplici sfaccettature: l’uso di sostanze, la dipendenza dai social, le crescenti vulnerabilità, il rapporto spesso di crescente disaffezione con i genitori.
Ma quali volti, rappresentazioni e comportamenti ha la trasgressione nei giovani modenesi? Una “fotografia”, approfondita e inedita, per sollevare il confronto e stimolare proposte, arriva dall’indagine “Adolescenti e consumo di sostanze: un’indagine tra i giovani di Modena e Provincia”, a cura dell’Istituto Superiore di Scienze dell’Educazione e della Formazione “Giuseppe Toniolo” e del Gruppo CEIS (nell’ambito delle iniziative legate al 40° anniversario), con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena.
La presentazione dei dati del Report è in programma a Modena venerdì 30 giugno, a partire dalle ore 9.30, nell’aula didattica di via Donati 120/A.
Interverranno gli autori: Marco Sirotti, docente di Pedagogia delle dipendenze “Istituto Toniolo” e coordinatore Area Dipendenze Gruppo CEIS; Krzysztof Szadejko, docente di Metodologia e statistica della ricerca e di Pedagogia generale “Istituto Toniolo”; Ilaria Motta, ricercatrice dell’Ufficio Ricerca e Sviluppo del Gruppo CEIS.
La ricerca si è svolta in alcuni Istituti di scuola media superiore della provincia di Modena e di Bologna ed ha coinvolto più di 1400 ragazzi dai 14 ai 19 anni di età. Le scuole scelte includevano differenti tipologie di indirizzo: liceo, istituto tecnico, istituto professionale.
“Nel nostro disegno di ricerca abbiamo incluso le tre aree – commenta Krzysztof Szadejko –. La prima indagava il tipo di sostanze più utilizzate dagli adolescenti e il tempo dedicato alle tecnologie e ai social. La seconda area ci ha permesso di valutare la soddisfazione dei tre bisogni psicologici dei giovani: autonomia, competenza e relazionalità. L’ultima area, ma non meno rilevante, misurava diversi stili di attaccamento e quindi la qualità della relazione tra i genitori ed i figli”.
“Gli adolescenti oggi hanno i tempi interiori regolati su quelli della rete – sottolinea Marco Sirotti -. Sono abituati ad avere ‘tutto e subito’, faticano a reggere le frustrazioni e la non soddisfazione immediata dei bisogni. Di fronte a questi giovani, i genitori si trovano spiazzati, si sentono spesso inadeguati ed impreparati a fornire modelli di riferimento coerenti e sufficientemente contenitivi. L’adolescente, spesso figlio unico, si ritrova così a dover rispondere alle aspettative dei genitori senza che loro abbiano costruito quella base sicura che li renda autonomi e consapevoli di sé. Eccoli allora scegliere di rifugiarsi sui social o nell’uso di alcool e di sostanze psicotrope.
I giovani adolescenti trovano quindi nella rete la possibilità di costruire quell’immagine di sé che nella realtà è troppo difficile da raggiungere e, nello stesso tempo, sperimentano quelle sostanze che gli permettono di fare un salto nella ‘stanza’ che gli adulti avevano preparato per loro: quella dell’affermazione di sé, della popolarità, della prestazione sia fisica sia mentale (scolastica, lavorativa…), soluzioni che talvolta richiedono il pagamento di costi altissimi. L’uso di alcool e sostanze psicotrope può rappresentare allora una scorciatoia facilmente accessibile per evitare di affrontare le difficoltà di una società che fa fatica a proporre ai nostri giovani un senso ed un orientamento nel futuro”.