Con le parole del Direttore p. Giuliano Stenico, l’Istituto augura a tutti una Santa Pasqua di Resurrezione
La prima frase che Gesù dice ai sui discepoli, entrando nel luogo dove si trovavano a porte chiuse per paura dei giudei, è: “Pace a voi!”. Non è un saluto formale, pronunciato per consuetudine sociale, ma privo di un significato specifico. Non si tratta di un semplice augurio, seppur carico di una speranza intensa e sentita, né solo di un auspicio sincero, ma privo di certezze.
È, invece, un annuncio e un dono, frutto delle scelte di vita attuate da Gesù, rese presentì e operanti nella sua esperienza personale, espresse nel suo modo di relazionarsi con la gente che incontrava negli ambienti più diversi, ma soprattutto “sulla strada”, manifestando un’attenzione, delicatezza e tenerezza espressa sempre, soprattutto verso le persone più marginali e stigmatizzate. Così, da risorto, con animo benevolente, totalmente libero dal risentimento incontra i suoi discepoli che, poco prima, lo avevano abbandonato e lasciato solo nel momento più drammatico della sua vita: la straziante morte in croce, patibolo che solo la mente perversa dell’uomo sa inventare. Ogni uomo, di ogni epoca, suo malgrado, come anche noi in questo momento, deve assistere ad orrori imprevedibili, che inquietano, sconvolgono i nostri animi e a cui non è possibile trovare una risposta convincente. Tuttavia, non possiamo solo subire o rassegnarci, vogliamo reagire.
Eppure Gesù, dopo aver gridato sulla croce: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato” e aver detto ai suoi discepoli nell’ora tragica dell’agonia: “non avete potuto vegliare nemmeno un’ora con me” si rivolge a loro salutandoli così: “Pace a voi”. È il sentimento che straripa da un cuore che ha sempre saputo cogliere, senza giudicarle, le ferite, le inadeguatezze, le povertà interiori di chi si è smarrito, ha sbagliato o si è intrappolato, anche volutamente, nei meccanismi del male, liberando ogni volta il desiderio una vita umanamente piena, suscitando la nostalgia del bene e la conseguente aspirazione al cambiamento.
Non ha mai odiato nessuno e, perfino sulla croce, insultato dai passanti, prega per i suoi crocifissori: ”Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”, non una giustificazione, ma una preghiera perché si possano ricredere e cambiare.
La pace è Lui, il suo cuore accogliente, coinvolto, che non desiste mai, che sa suscitare il bene anche dal male più profondo che, ogni volta genera risurrezioni. Credere nella risurrezione è lasciarsi plasmare il cuore da lui per diventare non semplici pacifisti, ma attivi operatori di pace.
Auguri di Buona Pasqua di Risurrezione
Giuliano
Modena, Santa Pasqua 2022